martedì 4 novembre 2008

Meglio essere ottimisti?

Gli ottimisti, ci dicono gli scienziati (soprattutto psicologi cognitivi e psicologi della salute), sopravvalutano la realtà. Non solo: tendono ad essere più approssimativi, meno precisi quando vengono interrogati sulle probabilità di eventi negativi, offrono valutazioni ottimistiche che sono per lo più irrealistiche. I pessimisti, per contro, sono aquile abili e matematicamente molto forti: accurati nel valutare i rischi di ogni genere di disastro che potrebbe capitare loro, dagli incidenti aerei alla probabilità di essere investiti da una macchina. Assolutamente consapevoli di tutti i rischi-pericoli-problemi, i pessimisti conoscono la realtà molto meglio degli ottimisti, che loro ritengono – a ragione – futili, leggeri e sconsiderati.

La domanda che si sono posti gli scienziati è quella che ognuno di noi dovrebbe porsi: val la pena conoscere bene la realtà? Il confronto realistico con la realtà – che gli psicologi identificano come indice di salute mentale – è davvero auspicabile, ci fa vivere meglio?

Il meglio, ovviamente, è una valutazione di carattere profondamente soggettivo. Gli scienziati per ora si sono concentrati sul quanto e risulta abbastanza chiaro che essere ottimisti, nella vita, aiuta a vivere di più. Il pessimismo è dannoso per la salute. Gli individui pessimisti affetti da malattie cardiache hanno maggiori probabilità di morire a causa di tali disturbi rispetto agli ottimisti con uguali patologie e sono più predisposti a contrarre una patologia tumorale. In uno studio condotto negli anni 40 su un campione di studenti di medicina di Harvard, un alto livello di ottimismo all’età di vent’anni faceva prevedere un ottimo stato di salute all’età di sessantacinque. Queste ricerche sono state replicate negli anni con risultati analoghi.

Al di là del regalarci una vita potenzialmente più lunga, inoltre, l’ottimismo ci dà strumenti oggettivi e misurabili durante il suo corso. Ce lo dimostra, in maniera inequivocabile, un esperimento condotto sui topi. Negli anni 80 il professor Morris, brillante ricercatore inglese diventano molto celebre proprio per questo studio, suddivise casualmente un campione di topolini bianchi in due gruppi: uno ad uno i topini vennero immersi in una vaschetta d’acqua contenente un isolotto (gruppo 1) oppure senza isolotto (gruppo 2). L'isola - laddove presente - doveva consentire ai topini di starsene tranquilli e rifocillarsi evitando di nuotare per un po'.
In una seconda fase dello studio, con gli stessi soggetti sperimentali e la stessa vaschetta, venne introdotta una modifica: l’acqua della piscina fu resa opaca con del latte. I topolini del gruppo 1, memori dell'esistenza di un'isola, pur non vedendola nuotarono in cerca della piccola oasi di pace finché non la trovarono. Quelli del gruppo 2 (che non avevano sperimentato la possibile esistenza di un'isola) nuotarono a caso senza alcuna ricerca.
Infine, nella terza fase dell’esperimento, tutti i topi – uno ad uno – furono fatti nuotare nella vasca privata dell’isolotto e vennero estratti quando erano allo stremo delle forze. Morris scoprì (tra le altre cose) che i topini che cercavano l’isolotto avevano resistito il doppio di quelli che non cercavano l’isola.

Se qualcuno avrà storto il naso sull’esperimento (cosa c’entrano i topi?), il suo valore in questo caso è dato proprio dal fatto che in gioco ci fossero esserini così “semplici”. Persino un topo quando si aspetta qualcosa, resiste il doppio di chi non si aspetta nulla. Avere un’isola (quella del tesoro o quella che non c’è) aiuta a lottare molto di più, speranzosi e fiduciosi, con un obiettivo chiaro in testa.

In conclusione, quindi, può essere che il pessimista abbia ragione e l’ottimista sia solo un ingenuo che distorce la realtà. Ma, di fatto, questa distorsione aiuta a vivere di più, meglio e a cambiare la realtà per renderla più vicina alle nostre aspettative. Il pessimista, per sua natura, non fa che incrementare la probabilità che le cose possano andar male, visto che – alla luce della sua brillante lungimiranza – sa quante poche probabilità ci sono che possa anche andar bene.

Foto: courtesy of Flickr (http://www.flickr.com/photos/juliedermansky/258863950/)

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