martedì 4 novembre 2008

Bellezza e cambiamento.

Che cos’è la bellezza? Qualcosa di assoluto ed oggettivo o piuttosto una proprietà relativa, nascosta più negli occhi di chi guarda che non una caratteristica delle cose o persone? Se guardiamo gli artefatti culturali ed artistici del passato, sembra legittimo propendere per una mutevolezza del concetto di bellezza. Abbiamo difficoltà, oggi, a trovare bella e sensuale la prosperosa venere preistorica (vedi immagine lato) o le donne giunoniche disegnate con amore da Rubens. Anche se gli psicologi evoluzionisti ci insegnano che la donna “vincente” da sempre è quella con forme morbide e colorito roseo, attributi che indicano salute e quindi maggiore capacità procreativa, basta aprire un qualsiasi giornale per capire che non è proprio così. Sembra quasi che oggi l’immagine si sia staccata dal corpo e, preso il sopravvento, vada in giro con le sue gambe. Sin da quando giochiamo con le bambole, ci abituiamo alla sottile bellezza della Barbie, una raffigurazione della donna tanto irreale che – da quanto è stato dimostrato – se fosse viva non riuscirebbe a camminare o muoversi (bacino troppo stretto, baricentro e proporzioni incompatibili con la deambulazione verticale).
Su Youtube gira da qualche tempo un interessante video (Evolution of beauty, riportato prima di questo post) che dimostra come in pubblicità non ci si limita più a prendere splendide modelle per presentarle al meglio. Le loro caratteristiche vengono modificate con abili ritocchi di Photoshop che da qualche parte aggiungono (seno, occhi), in altre tagliano (gote, vita, fianchi). Il confronto di realtà per qualsiasi donna oggi è con ideali irraggiungibili perché inesistenti. Le frontiere della possibilità non sono dettate dalla natura, dalla cosmetica (“trucco e parrucco”), dalla chirurgia plastica, dall’abilità del fotografo o del regista.
I casi di anoressia, l’alto numero di interventi chirugici estetici, il ricorso a cure cosmetiche (punturine, botox, dermoabrasioni, eccetera) dimostrano che prendersi cura di sé oggi è un lavoro a tempo pieno, indipendentemente dall’età. E ciononostante, avere un’immagine del corpo positiva diventa sempre più difficile. Per immagine del corpo si intende il modo in cui la persona si guarda, il tipo di immagine che si ha di se stessi. Si vedono ragazze, anche carine, che si sottovalutano completamente, oppure donne ancora affascinanti che si trasformano in sfingi immobili per nascondere rughe ed età. Non si rendono conto del fatto che cercano di classificare il loro aspetto nei termini degli sguardi altrui. Spesso, purtroppo, “pensano” a un sintomo di qualche tipo che dimostri loro senza possibilità di appello che non sono all’altezza. Come non capirle? E – soprattutto - come cambiare per non diventare tutti solo gli avatar di noi stessi?

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